Negli ultimi tre decenni, la rendicontazione sulla sostenibilità da parte delle aziende è stata in gran parte effettuata su base volontaria. Oggi lo scenario potrebbe cambiare drasticamente in quanto le istituzioni e i governi stanno per adottare una rendicontazione di sostenibilità obbligatoria e regolamentata.

I risultati dello studio KPMG ‘Global Survey of Sustainability Reporting 2022’ riflettono sullo stato attuale della rendicontazione di sostenibilità e sulle strategie aziendali che possono consentire alle aziende di soddisfare le crescenti richieste normative, creando impatto e generando valore per la società. Pubblicato per la prima volta nel 1993, il report KPMG ‘Global Survey of Sustainability Reporting’ viene prodotto ogni due anni per monitorare lo stato di adozione dei report di sostenibilità a livello globale.

L'indagine KPMG è una delle ricerche globali più complete ed autorevoli sulla rendicontazione di sostenibilità, basata su un'analisi dei report finanziari, dei report di sostenibilità e ambientali, sociali e di governance (ESG) e dei siti Web di 5.800 aziende in 58 paesi. Lo studio rappresenta un’importante guida per coloro che redigono il rapporto di sostenibilità della propria azienda ed è, inoltre, un utile supporto per investitori, gestori patrimoniali e agenzie di rating che oggi tengono conto della sostenibilità o delle informazioni ESG nelle loro performance aziendali e nelle valutazioni del rischio.

Secondo quanto emerge dai risultati della survey di quest’anno, le aziende più importanti al mondo stanno migliorando la rendicontazione di sostenibilità, soprattutto per quanto concerne la lettera E dell’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance), ma sono necessari ulteriori progressi nelle aree Social e Governance.

Il rischio climatico continua a dominare il reporting di sostenibilità

I risultati dello studio rivelano che il reporting di sostenibilità è cresciuto costantemente negli ultimi anni. Le prime 250 aziende del mondo, le cosiddette G250, forniscono quasi tutte una qualche forma di rendicontazione sulla sostenibilità, con il 96% di questo cluster che riferisce su questioni di sostenibilità o ESG.

Parallelamente, si è assistito ad un aumento costante e consistente delle segnalazioni da parte dei cosiddetti N100 (le prime 100 aziende di ogni paese analizzato). Dieci anni fa, circa due terzi del gruppo di aziende N100 fornivano report sulla sostenibilità, un valore che oggi si attesta al 79%.

I risultati di quest’anno evidenziano come le aziende stiano riconoscendo sempre più di avere un ruolo importante da svolgere nell'aiutare a raggiungere gli obiettivi climatici, con un impressionante 71% delle aziende N100 e l'80% delle G250 che fissano obiettivi di riduzione del carbonio.

Tuttavia, lo studio rivela anche alcune aree chiave in cui sono necessari progressi più rapidi. Solo il 64% delle aziende G250 riconosce formalmente che il cambiamento climatico rappresenta un rischio per la propria attività e meno della metà delle aziende attualmente riconosce la perdita di biodiversità come un rischio.

Il report KPMG di quest'anno mette in evidenza alcune ulteriori sfide che le principali aziende globali stanno affrontando nel reporting ESG. Tra le migliaia di report analizzati, meno della metà delle principali aziende al mondo ha fornito reporting sulle componenti ‘sociali’ (ad es. diversità, inclusione ed equità; coinvolgimento della comunità e questioni lavorative; schiavitù moderna), nonostante una crescente consapevolezza del legame tra crisi climatica e disuguaglianza sociale. Allo stesso modo, meno della metà delle aziende ha implementato una reportistica riguardo ai propri rischi di ‘governance’ (ad es. corruzione, concussione e anticorruzione, comportamenti anticoncorrenziali o contributi politici). Inoltre, solo un terzo delle aziende N100 ha un membro dedicato del proprio gruppo dirigente responsabile del tema sostenibilità e meno di un quarto di queste aziende collega i risultati in termini di sostenibilità al tema compensation.

La reportistica ESG continua ad essere prevalentemente basata sulla narrativa qualitativa, piuttosto che sulla pubblicazione di dati quantitativi o finanziari relativi agli impatti. Anche questo aspetto rappresenta chiaramente un'area di miglioramento per le aziende di tutto il mondo.

Per quanto concerne le aziende italiane, il 94% delle realtà analizzate effettua un reporting di sostenibilità, una quota in crescita rispetto all’86% registrato nel 2020.